venerdì 28 giugno 2013

Fotocamera - La Fotocamera



La luce rende visibile il mondo attorno a noi, al buio i nostri occhi non sono in grado di distinguere nulla, lo stesso principio vale anche per l'apparecchio fotografico. Volendo fare un parallelismo lo strumento di lavoro del disegnatore è la matita, quello del fotografo è la luce. 



L'apparecchio fotografico 
Il termine deriva dall'unione delle parole, in lingua greca, φῶς phôs gen. φωτός phōtós – forma attica di φάος pháos, φάεος pháeos – "luce" e del tedesco Kamera, "macchina fotografica",a sua volta dal latino camera obscura, "camera oscura".
Come gia' discusso nei post precedenti l'apparecchio fotografico si basa su di un principio noto fin dai tempi antichi: la luce, penetrando in una camera oscurata attraverso un piccolo foro (stenopeico), produce sulla parete opposta un'immagine riflessa ed invertita.  La luce, entrando da questa piccola apertura forma, un'immagine non molto nitida che pero' può essere messa a fuoco  sostituendo il foro stenopeico con una lente convergente posta a una determinata distanza rispetto al piano immagine (distanza focale). 
Le macchine fotografiche che abitualmente adoperiamo rappresentano l'evoluzione di questo rudimentale apparecchio: al posto del forellino hanno un obiettivo; sono dotate inoltre di un diaframma per regolare la quantità di luce che raggiungerà la pellicola, e di un otturatore che stabilisce il tempo di esposizione. La fotocamera oggi è uno strumento utilizzato per la ripresa fotografica e per ottenere immagini di oggetti reali stampabili su supporti materiali cartacei o archiviabili su supporti elettronici.

Struttura e funzionamento
Ogni fotocamera è costituita da due parti fondamentali: un corpo, con un'apertura ad un'estremità per permettere alla luce di entrare (camera oscura), ed una superficie di registrazione per catturare l'immagine luminosa all'altra estremità. A questi due elementi basilari, si aggiunge la parte diottrica (lenti) o catadiottrica (specchi), che va a costituire l'obiettivo fotografico.
La prima apertura, di dimensioni stabilite dal diaframma, è controllata dall'otturatore, mentre la parte relativa alla registrazione dell'immagine è costituita da un elemento fotosensibile, che può essere una pellicola o lastra fotografica (macchine fotografiche tradizionali) o un sensore digitale CCD o CMOS (fotocamere digitali).

Tipologie

Possiamo idealmente suddividere gli apparecchi fotografici secondo diversi criteri e categorie;

1) Tipologia dell'elemento sensibile, che puo' essere chimico, basato  su reazioni innescate dalla radiazione incidente, o elettronico basato su diversi tipi di sensori
2) Fotocamere digitali, basate su elementi sensibili elettronici a tecnologia digitale ormai di diversificate caratteristiche, dalle minuscole apparecchiature di pochi centimetri, a apparati da studio ad alta risoluzione.
3) Fotocamere tradizionali, basate sulla chimica del processo fotografico, nei vari formati, dalle diverse e diffuse pellicole alle lastre piane.
Un altro criterio di categorizzazione, largamente estendibile è quello relativo ai formati ed alle caratteristiche generali, indipendentemente dall'elemento sensibile. Avremo quindi una vasta gamma di apparecchi:

  • Fotocamera a banco ottico portatile
  • Reflex SLR, medio formato (120)
  • Reflex TLR o biottica, medio formato (120)
  • Reflex SLR, piccolo formato (135)
  • Fotocamere Bridge
  • Fotocamere compatte
  • Fotocamere APS
  • Fotocamere Mirrorless
  • Microcamera, micro formato (9.2 o 8x11 mm)
  • Fotocamere tradizionali a sviluppo istantaneo (Polaroid). 
  • Fotocamere panoramiche, rotanti od a obiettivo rotante
  • Fotocamere stereoscopiche
  • Fotocamere di uso scientifico e specialistico
  • Fotocamere speciali (vedi precedente articolo qui)


FOTOCAMERE DI GRANDE FORMATO

Chiamate anche banchi ottici, essi rappresentano l'evoluzione della prima storica macchina fotografica:.  impiegano pellicole piane, negative o invertibili con formati che vanno da 10x12 a 20x25 centimetri.  Esistono poi degli adattatori che permettono di utilizzare la pellicola a rullo di medio formato, tipo 120 o 220. Le immagini prodotte hanno un'elevata nitidezza e altissima qualità. 

L'apparecchio è costituito da  vari elementi.
Banco Ottico
Le Standarde : Sono i due corpi, anteriore e posteriore, che rappresentano le parti principali dell'apparecchio. Sulla standarda anteriore viene fissato l'obiettivo, su quella posteriore trova alloggiamento sia il mirino che il porta pellicola o il dorso digitale. Le standarde sono caratterizzate dai movimento di basculaggio e decentramento, oltre che da un sistema di precisione di messa a fuoco. 
Banco ottico : È la rotaia sulla quale scorrono le standarde. Di solito ha una lunghezza attorno ai 40 cm, ma è possibile applicare delle prolunghe quando bisogna fotografare con ottiche di lunga focale. Solitamente il banco ottico ha una sezione rotonda, ma esistono anche modelli di banco ottico con sezioni di forma diversa. 
SoffiettoLe standarde anteriore e postenore sono collegate tra di loro tramite un soffietto, che consente di far giungere la proiezione di luce proveniente dall'obiettivo sul piano della pellicola o del sensore del dorso digitale. Il soffietto può essere a di tipo, pieghettato o  morbido quest'ultimo viene utilizzato per riprese fortemente grandangolari, quando lo spazio tra il piano dell'ottica e quello della pellicola è molto esiguo. Al contrario, per la ripresa macro, a volte serve unire più soffietti, tramite una terza standarda. 
Vetro smerigliato : Sulla standarda posteriore si fissa il vetro smerigliato che consente di visualizzare l’immagine e controllare la messa a fuoco. L'immagine proiettata sul vetro smerigliato appare al contrario: il lato superiore appare in basso (e viceversa) e sono invertiti anche la destra con la sinistra. Inoltre, la visione, specialmente al diaframma di lavoro, è molto poco luminosa, ed è per questo che si usa un telo nero per visualizzarla. 
Obiettivi : Gli obiettivi per il grande formato sono composti da un elemento frontale e uno posteriore, che si svitano per consentire il montaggio su una piastra di metallo con un buco in mezzo. Gli obiettivi nascono per adattarsi a un cerchio di copertura molto grande, molto superiore a quello del formato che nominalmente coprono, questo perché è previsto che vengano utilizzati ampi movimenti di macchina. 
l diaframmi massimi non sono quasi mai molto aperti, di solito attorno a f/5,6, ma arrivano a diaframmi minimi che raggiungono f/45 e f/64, perché si privilegia spesso il massimo sfruttamento della profondità di campo; e comunque, di solito, si scatta attorno a f/22 e f/32. L'obiettivo per il banco ottico utilizza un otturatore centrale (meccanico o elettronico), che permette di sincronizzare il lampeggiatore su tutti i tempi, ma non consente di raggiungere le velocità dell'otturatore a tendina.
L'obiettivo e il dorso, come detto, consentono il pieno controllo della profondità di campo e la correzione delle linee convergenti attraverso decentramenti e basculaggi. 
Gli apparecchi fotografici di grande formato permettono di variare sia l’angolazione del piano della pellicola sia quella dell’obiettivo. Anche l’asse ottico può essere spostato lateralmente o verticalmente rispetto al centro del piano della pellicola. Questi movimenti permettono l’alterazione prospettica dell’immagine inquadrata.
Tutti i movimenti sono controllati con dispositivi micrometrici in modo da ottenere la massima precisione negli spostamenti. Il banco ottico non possiede nessuno degli automatismi più elementari presenti su macchine reflex o medio formato, sia analogiche che digitali, necessari alla lettura e definizione dell'esposizione. Tutti gli elementi per la lettura dell'esposizione sono applicabili a parte, come l'esposimetro a sonda o il classico esposimetro per luce incidente.
Esistono inoltre dorsi digitali che possono essere applicati ai più diffusi banchi ottici. Questi dorsi sono di due tipi:


  • scanner, dove il piano pellicola viene "letto" da un sensore mobile, che però richiede alcuni secondi per completare la ripresa
  • a sensore fisso; esempi di questa categoria sono i dorsi Phase One P65 e Leaf Aptus II..
Basculaggio e decentramento 

Basculaggio
Decentramento
Il basculaggio e il decentramento del piano della pellicola e dell'obiettivo sono impiegati per correggere la prospettiva. L’obiettivo è montato su una piastra (detta portaottica) che può essere inclinato verso il basso, verso l'alto e verso i due lati. I movimenti permettono di far corrispondere il piano principale del soggetto con il piano della pellicola. 
Il basculaggio dell'obiettivo è generalmente usato per mettere a fuoco sia i primi piani sia lo sfondo, evitando di chiudere eccessivamente il diaframma. Il decentramento viene spesso utilizzato per la ripresa di una superficie (specchio) senza che il fotografo vi si rifletta.




FOTOCAMERE DI MEDIO FORMATO



Fotocamera Medio Formato Analogica
Sono fotocamere che usano formato pellicola da 120 mm. Le immagini hanno quindi una definizione e una resa tonale più elevata indispensabile qualora vengano ingrandite in fase di stampa. 
Si collocano tra le maneggevoli SLR 135 e i banchi ottici da studio. 
II sistema di messa a fuoco più diffuso è il TTL reflex (attraverso l'obiettivo) su alcune viene montato il pentaprisma per inquadrare all'altezza dello sguardo e correggere l’immagine che altrimenti apparirebbe con i lati invertiti destra-sinistra. Possiedono dorsi intercambiabili che consentono di variare il tipo di pellicola in base alle esigenze (per poter variare il tipo di emulsione, bianco e nero, colore, diverse sensibilità, ma anche il formato: quadrato, rettangolare) senza dover aspettare la fine del rullo. 
Fotocamera Medio Formato Digitale
Le fotocamere di medio formato si differenziano tra loro in base aÌla larghezza del fotogramma: l’altezza della pellicola rimane di 6 cm' la larghezza varia da centimetri 4,5 a 6-7-9. 

IL DORSO DIGITALE 

Il passaggio da pellicola al digitale ha portato a due soluzioni distinte: da un lato la produzione di fotocamere digitali nuove, dall'altro di accessori che "trasformavano" le fotocamere a pellicola in sistemi di ripresa digitale. Questi accessori chiamati "dorsi digitali"  sono stati la soluzione per moltissimi professionisti che volevano entrare nel mondo digitale, senza disfarsi di interi corredi di fotocamere professionali. La struttura di alcuni apparecchi, in particolare quelli medio formato, dotati già di magazzini intercambiabili per pellicole  ha facilitato l’introduzione di questa soluzione.
Dorso Digitale
Ancora oggi il mercato propone, nella sua fascia più alta, modelli di dorsi digitali dotati di sensori ben più grandi di quelli adottati sulle reflex digitali, e che si avvicinano alla dimensione dei formati nominali del medio formato su pellicola: circa 4x 6 cm. Altra caratteristica di questi dorsi è la risoluzione, che è doppia o addirittura tripla rispetto alle più evolute reflex, questa soluzione però è estremamente costosa e anche poco flessibile, infatti in condizioni di luce scarsa la resa è inferiore rispetto alle reflex di ultima generazione. 
l primi dorsi digitali a uscire sul mercato avevano un sistema di acquisizione simile a quello di uno scanner, dal quale derivavano direttamente: in un'esposizione lunga, anche diversi minuti, veniva letta un'immagina grazie a un sensore trilineare dotato di una riga di pixel per ogni colore della sintesi additiva (RGB), generando un file molto grande, spesso superiore a 100 Mb. Il limite era, ovviamente, l’impossibilità di riprendere soggetti in movimento a causa della lentezza dello scatto. 
La tecnologia dei dorsi si sta spostando verso l'integrazione definitiva ai corpi medio formato, facendo rinascere questa categoria gloriosa che fino a poco tempo fa sembrava essere in via di declino. 

Reflex binoculare 


Fotocamera Rolleiflex Binoculare
Le fotocamere binoculari TLR (twin lens reflex) utilizzano pellicole formato 120 mm. Sono composte da due parti con 
due obiettivi distinti: 
• l'ottica superiore si usa per la messa a fuoco; 
• l'ottica inferiore serve per la ripresa ed è dotata di diaframma e otturatore centrale. 
L'obiettivo destinato alla visione rimane sempre aperto completamente, mentre quello per la ripresa può essere diaframmato a seconda della necessità. Il sistema di traguardazione TLR offre un'immagine di qualità superiore rispetto alle SLR, nonostante l'immagine presenti la consueta inversione destra-sinistra e a distanza di ripresa ravvicinata si verifica l'errore di parallasse.  

Fotocamere a visione diretta

Fotocamera a visione diretta
Utilizzano  una pellicola in rullo da 120 mm,sono maneggevoli e leggere come le compact 35 mm, ma offrono una qualità superiore data dalla maggiore grandezza  del fotogramma. La messa a fuoco è a telemetro








FOTOCAMERE DI PICCOLO FORMATO

Sono tutte quelle fotocamere che non appartengono ai due gruppi precedenti, utilizzano, o meglio utilizzavano "piccole" pellicole da 35 mm, o al giorno d'oggi sensori di dimensioni contenute,  alle volte anche microscopici. Appartengono a questo segmento, le fotocamere compatte (analogiche e digitali), le usa e getta, le fotocamere a sviluppo istantaneo, le fotocamere speciali, le fotocamere giocattolo, ma soprattutto le diffusissime e versatili SLR (Single Lens Reflex) dette semplicemente reflex. Esse pur mantenendo i principi di base che si basano sul pentaprima, nel tempo si sono evolute e sono passate dal controllo manuale a quello automatico, per finire a quello contemporaneamente usato, il digitale. Facciamo un passo indietro  e descriviamo le varie architetture.



SLR Manuale 

Reflex Analogica
Sono macchine a sistema, cioè montano accessori e obiettivi di diverse lunghezze focali intercambiabili. Permettono di vedere l'immagine ripresa attraverso l'obiettivo sino a un attimo prima dello scatto della fotografia.  L’utilizzo del mirino ottico è reso possibile grazie all’utilizzo di uno specchio che si frappone a 45 gradi tra le lenti e il sensore della reflex. L’immagine viene riflessa in un prisma che la proietta nel mirino attraverso il quale il fotografo può fotografare esattamente (o quasi) cosa l’obiettivo sta inquadrando. Inoltre utilizzando zoom ottici il mirino permette di seguire gli ingrandimenti con molta precisione. Al momento dello scatto lo specchio viene ribaltato facendo passare la luce che colpisce il sensore nelle reflex digitali, o la pellicola del rullino nelle reflex tradizionali. Questo movimento meccanico è in parte causa del classico rumore che viene attribuito a tutte le macchine fotografiche, ossia il click. Inoltre la struttura del meccanismo è anche responsabile della classica forma (ingombrante) delle reflexLa messa a fuoco (o traguardazione) si effettua controllando l'immagine attraverso il mirino e ruotando l'apposita ghiera sull'obiettivo. L’operazione viene facilitata dal vetro smerigliato nel mirino, che può essere a sdoppiamento d'immagine (stigmometro), o a microprismi.  Esistono anche vetri smerigliati a reticolo, che si usano quando è necessario il rigido parallelismo delle linee. 
La corretta esposizione, nella maggior parte delle fotocamere, viene indicata all'interno del mirino e si regola agendo sull'apertura del diaframma o sul tempo di otturazione. 
Montano rullini da 35 mm caricati nel dorso e fatti avanzare con l'apposita levetta di carica. Dopo ogni scatto la pellicola va posizionata sul fotogramma successivo. La sensibilità della pellicola viene impostata manualmente. 




SLR Automatica 
Reflex Automatica






Le moderne SLR sono dotate di numerosi automatismi. L'esposizione può avvenire con regolazione automatica di tempi e diaframmi oppure a priorità di tempi o di diaframmi. Programmi sofisticati misurano l'esposizione in più zone e calcolano la media dei valori. Le macchine montano rullini da 35 mm e  la  lettura della sensibilità avviene attraverso dei sensori (DX). Dopo ogni scatto la pellicola avanza automaticamente e si posiziona sul fotogramma successivo. Alcune fotocamere sono provviste di motor-drive, meccanismo che permette lo scatto di più foto al secondo.
La tecnologia le ha poi dotate di microcomputer con sofisticati programmi preselezionabili a seconda del tipo di soggetto e di ambiente. Il pentaprisma e i vetrini di messa a fuoco sono intercambiabili. 
Alcune fotocamere sono dotate di due flash incorporati, uno dei quali di guida per luce diffusa o per impostare l’autofocus. Una macchina reflex automatica deve pero’ offrire la possibilità di agire manualmente sui tempi di otturazione. Ciò diventa fondamentale nel caso in cui si esauriscano le pile.
E’ utile avere anche la possibilità di disinserire la messa a fuoco automatica per le riprese a basso contrasto o insufficientemente illuminate.


SLR Digitale

Reflex Digitale
Le fotocamere reflex automatiche oggi sono state quasi totalmente soppiantate delle piu' moderne digitali. Forse sarebbe più opportuno parlare  di un cambiamento nel metodo di acquisizione e memorizzazione delle immagini, infatti i meccanismi e gli automatismi di scatto sono rimasti identici rispetto a chi le ha precedute, ma le pellicole 35 mm sono stare sostituite dai sensori e dalle schede di memoria, rispettivamente per acquisizione ed archiviazione delle immagini. Nascono le codiddette DLSR ( Digital Single Lens Reflex).  Le DSLR si dividono in due granci tronconi, 
  • le Reflex digitali a pieno formato, o full-frame, usate dai professionisti, equipaggiate con un costoso sensore d'immagine che misura 24 x 36 mm, cioè delle stesse dimensioni del negativo da 35 mm usato nella maggioranza delle reflex a pellicola.
  • le reflex digitali equipaggiate con sensori più piccoli ed economici (talvolta detti di formato ridotto), in formato APS-C,
Normalmente gli obiettivi usati nelle fotocamere automatiche  vanno bene anche per le reflex digitali, infatti se la baionetta è compatibile, molti obiettivi inclusi i modelli con messa a fuoco manuale, progettati per le fotocamere a pellicola da 35mm possono essere montati sulle odierne reflex digitali. Quando uno di questi obiettivi è montato su una reflex digitale non a pieno formato, quindi con un sensore più piccolo, solo la parte centrale dell'obiettivo viene utilizzata per la ripresa di immagini e ciò equivale a ritagliare l'immagine catturata escludendo i margini del fotogramma. Il rapporto fra la dimensione del sensore a pieno formato e quelli più piccoli è chiamato "fattore di crop" e tipicamente ha un intervallo che oscilla fra 1,3 e 2,0 per le DSLR non full-frame (circa 1,3 per i sensori APS-H, 1,5 per gli APS-C, 1,6 per gli APS-C Canon, 2x per i sensori quattroterzi e micro quattroterzi).

Fotocamere Bridge


Fotocamera Bridge
La fotocamera bridge, chiamata anche prosumer o superzoom, è una fotocamera con la praticità della compatta e le  funzionalità avanzate della reflex. Per questo motivo la denominazione bridge, perché questa categoria di macchina vuole idealmente collegare il mondo delle reflex con quello delle compatte. Questo tipo di fotocamere ha come caratteristica primaria lo zoom che da grandangolare o normale può arrivare alle dimensioni di un medio teleobiettivo o di un super teleobiettivo. Altra caratteristica che le differenzia dalle compatte è la disponibilità di utilizzo delle principali modalità di esposizione (manuale, priorità di diaframma, priorità di otturatore, automatica), il controllo della profondità di campola gamma di valori iso particolarmente estesa, simile ad una reflex standard. Le bridge hanno anche lenti di qualità superiore, presentano la possibilità di montare degli aggiuntivi ottici come lenti addizionali  ed inoltre  hanno incorporato uno stabilizzatore d'immagine. Si differenziano pero' dalle reflex per l'impossibilità di cambiare l'obiettivo: infatti la maggior parte delle superzoom hanno la lente con un attacco fisso. Un'altra differenza è il mirino elettronico di tipo EVF, che come prestazioni è simile ad uno schermo LCD, ma non è influenzato da sole diretto. Il sensore d'immagine è un po' più grande di quello montato sulle compatte, ma sempre troppo piccolo per poter essere confrontabile con i sensori delle reflex. Infine, a causa dell'utilizzo di zoom molto spinti, la luminosità degli obiettivi è un po' limitata, se confrontata con gli obiettivi delle SLR o delle compatte di fascia alta, ma comunque accettabile. Dotate di nuovi sistemi elettronici riescono a fare foto nei modi più impensabili; sanno riconoscere volti umani e quelli di animali scattando in automatico non appena i visi sono girati verso l'obiettivo. Fanno foto in 3D, filmati stereo in HD, foto panoramiche da 180° e 360° direttamente con la fotocamera.
Funzionamento 
La luce entra nell'obiettivo, attraversando le varie lenti interne, arriva prima ai filtri cromatici RGB, poi al sensore, questo per fare acquisire il colore alle singole cellule fotosensibili. Le cellule non ricevono tutti i colori, ma sono "specializzate" nel ricevere un solo colore; in più c'è una proporzione fra celle che assumono colori diversi: infatti solitamente per ogni fotocellula che acquisisce il rosso c'è una per il blu, ma ce ne sono due per il verde. Questo perché l'occhio umano percepisce meglio il verde rispetto agli altri due colori. A questo punto si ottiene una specie di mosaico composto dai suddetti tre colori, che secondo le impostazioni della fotocamera può essere memorizzato nella scheda di memoria, producendo un'immagine in formato Raw, oppure essere elaborato da parte del sensore, trasformato in informazioni digitali che vengono elaborate da un software preinstallato , il quale partendo da un singolo colore e mescolandolo con quelli adiacenti ottiene tutte le sfumature di colore. Le successive operazioni vengono apportate per migliorare la foto di partenza, applicando una correzione di gamma e modificando: la regolazione selettiva dei colori, l'esposizione, il contrastoInfine si procede alla memorizzazione nel formato stabilito dai settaggi stabiliti dal fotografo; solitamente uno dei seguenti formati d'immagine: BMP, TIFF, JPEG.

Fotocamere Compatte 

Errore di Parallasse
Le macchine fotografìche compatte sono in genere più leggere e meno ingombranti rispetto alle SLR. L'immagine che si vede nel mirino non corrisponde esattamente a quella ripresa dall'obiettivo (errore di parallasse), difetto che  si accentua nelle riprese ravvicinate quando, per esempio, si fotografa un volto in primo piano. Per ovviare all'inconveniente alcune fotocamere presentano delle linee di riferimento tratteggiate nel mirino. Normalmente montano un obiettivo incorporato di lunghezza focale da 28 a 35 mm, che non è intercambiabile, alle volte sono dotate anche di obiettivi zoom con lunghezza focale tra 35 e 105 mm. Gli apparecchi hanno spesso la messa a fuoco automatica che costringe a posizionare il soggetto al centro dell'inquadratura. 
Compatta Digitale
Compatta Analogica
Queste macchine inoltre non permettono la messa a fuoco o l'esposizione manuali e neppure l'esposizione a priorità dei diaframmi o dei tempi, solo nelle compatte evolute è possibile sovrapporre i comandi manuali agli automatismi e annullare l'autofocus per mettere a fuoco qualunque zona dell'inquadratura si voglia.  Il flash è incorporato. Queste caratteristiche, che rappresentano dei seri limiti per il fotografo professionista o per il fotoamatore, sono dei vantaggi per l'utente comune, per le cui esigenze è sufficiente una fotocamera di minimo ingombro e utilizzo semplice. 

Leica
La Leica di Barnack


Esempio di prima compatta e' la Leica, fotocamera per pellicola  formato 35 mm, utilizzato prima solo nella cinematografia. Il primo prototipo a uso privato venne costruito da Oscar Barnack nel 1913 ma la produzione su larga scala iniziò solo nel 1924. L’apparecchio fotografico disponeva di ottica fissa e di otturatore a tendina sul piano focale. Successivamente vennero apportati numerosi miglioramenti  fra i quali il più importante, la possibilità di intercambiare gli obiettivi. La pellicola era inserita in appositi contenitori che permettevano il caricamento a luce diurna. Per la rapidità d'azione e la maneggevolezza, la Leica venne considerata un vero e proprio “simbolo” che si adattava a tutte le esigenze dell’attivita’ fotografica.

APS 


Fotocamera APS
L'APS (advanced photo system), prima di arrivare alle attuali compatte digitali, rappresentava un nuovo sistema di fotografare. I rullini con dimensioni ridotte e senza linguetta indicavano lo stato della pellicola (vergine, parzialmente esposta, totalmente esposta ma non sviluppata, sviluppata). 
La grande novita era quella che si potevano scegliere tre inquadrature: classica (10x15 cm), panoramica (10x25 cm), HDTV ("televisore a schermo largo" 10x18 cm). 
Rocchetto APS
Quando si inquadra il soggetto, il formato selezionato appare nel mirino. La macchina espone sempre, però, la superficie massima del negativo (formato 10x25 cm) in modo che in fase di stampa sia possibile scegliere anche uno degli altri due formati. 
Il rullino rimane sempre chiuso nel caricatore e non rischia perciò di essere graffiato o sporcato. Lo strato magnetico della pellicola registra tutte le informazioni per ottenere la migliore qualità delle immagini.  La
I tre Formati APS
pellicola parzialmente utilizzata può essere sostituita (per esempio nel caso in cui sia necessaria una diversa sensibilità) e rimontata in un secondo tempo. Una 
traccia magnetica fa avanzare automaticamente la pellicola nella parte ancora vergine evitando così sovrapposizioni d'immagine, dotato di sistema backprint che imprime sul retro ora data e altre informazioni riguardanti il fotogramma, fornisce inoltre una stampa indice che mostra in miniatura tutte le  immagini contenute nella pellicola. L'APS pero' è totalemente incompatibile con l’attuale generazione di macchine fotografiche.
  

Fotocamere mirrorless

Fotocamera Mirrorless
In voga, ed in forte espansione in questi ultimi anni le fotocamere mirrorless dette anche  MILC (Mirrorless Interchangeable Lens Camera), sono una nuova generazione di macchine che si collocano fra le potenti e professionali reflex, e le compatte. In pratica una mirrorless e' l'esatta combinazione fra la praticita' di una fotocamera compatta e la versatilita' di una reflex, essa in pratica e' una compatta con obiettivi intercambiabili. Le dimensioni ridotte di questa camera, che pero' mantengono standard qualitativi molto superiori rispetto alle compatte e per la qualita' costruttiva, e per le maggiori dimensioni dei sensori (spesso  uguali per dimensioni a quelle delle reflex con sensore APS-C) sono date dall'assenza del mirino e del pentaprisma, ovvero il meccanismo che riflette con uno specchio l’immagine che passa nell’obiettivo e viene proiettato da un prisma direttamente nel mirino ottico.  Alcune hanno il mirino elettronico altre il mirino ottico a parte come accessorio. Tra i vantaggi delle fotocamere mirrorless c’è sicuramente il fatto che oltre ad essere piccole, sono teoricamente meno soggette a malfunzionamenti meccanici e non subiscono la vibrazione, seppur minima, che il meccanismo delle reflex produce nel momento dello scatto. In pratica si inquadra dal monitor LCD (spesso di elevata qualità) e poi si regola  l'esposizione a priorità dei diaframmi , dei tempi o anche in manuale, insomma un po' come una reflex. In un viaggio e' preferibile ad una reflex, perche' nonostante il minimo ingombro permette di portare a casa scatti di grande qualità e creativita' tipiche della "sorella maggiore".

Microcamere



L'odierna tecnologia digitale, ha portato l'avvento delle cosiddette microcamere, ovvero delle vere e proprie fotocamere/videocamere dotate di obiettivi fissi e sensori di dimensioni microscopiche. Il funzionamento è il medesimo delle compatte digitali, il minuscolo obiettivo fisso permette il passaggio della luce che va ad impressionare il minuscolo sensore di tipo CMOS (complementary metal-oxide semiconductor) che attraverso un software interno permette il salvataggio del files nei dispositivi che le contengono quali smartphone, penne spia , o qualsiasi altro strumento atto all'investigazione o alla videosorveglianza. Alla maneggevolezza dovuta alle sue ridottissime dimensioni, risponde una scarsa qualità di definizione quando le condizioni di illuminazione diventano difficili. Un piccolo obiettivo consente un minimo passaggio di luce  e quindi una conseguente difficolta' del piccolo sensore a processare i dati producendo immagini disturbate da rumore elettronico e di scarsa definizione. L'eccellenza della moderna tecnologia ha permesso oggi di risolvere questo problema, basti pensare che i nuovi smartphone hanno sensori che raggiungono risoluzioni di oltre 15 megapixel!, non saranno sensori fullframe ma bastano per ottenere eccellenti risultati.


Fotocamere tradizionali a sviluppo istantaneo (Polaroid).

Fotocamera a sviluppo istantaneo
Sono macchine fotografiche  che consentono di ottenere un tipo di stampa fotografica, mediante la quale si possono ottenere fotografie pochi secondi dopo lo scatto. Dotate di obiettivo fisso, mirino a telemetro o galileiano, messa a fuoco automatica, contapose, autoscatto e flash incorporato, possono fotografare ad una distanza minima di 60 cm
Detta macchina brevettata dalla Polaroid Corporation (una multinazionale statunitense, fondata nel 1937 da Edwin H. Land e specializzata in fotografia) consisteva ,appunto, in una particolare fotocamera nella quale veniva inserita una cartuccia contenente una serie di fogli fotosensibili coperti singolarmente da una pellicola impregnata dal lato a contatto col foglio stesso da una sostanza reagente. I fogli, una volta impressionati venivano estratti manualmente da un lato della fotocamera ed in seguito (dopo circa 60 secondi) venivano separati dal reagente scoprendo così il foglio con l'immagine impressa direttamente in positivo. La stessa si stabilizzava definitivamente nel corso di una decina di minuti. Il sistema, nato in origine in bianco e nero, divenne successivamente a colori e riscosse per tutti gli anni '70 e '80 un enorme successo anche se la qualità di stampa, pur migliorata notevolmente negli anni, non raggiunse mai il livello della stampa fotografica tradizionale. Le stampe avevano il difetto di soffrire, l'invecchiamento e l'esposizione alla luce tanto che, in alcuni casi, già dopo pochi anni di normale conservazione, le immagini risultavano sbiadite e fortemente virate verso il blu. Da notare anche che la capacità di immagazzinamento delle cartucce era circa la metà del classico rullino da 24 pose. Negli anni 70' anche la Kodak inizia la produzione di pellicole simili. Tali pellicole autosviluppanti denominate Kodak Instant, a differenza delle Polaroid, erano rettangolari e l'immagine sulla superficie misurava 9 x 6,8 cm, ma la loro produzione durò  solo un ventennio per problemi legati al brevetto. Prima dell' avvento del digitale la Foto Polaroid subì un ulteriore innovazione consistente
Moderna Polaroid Istant Print
nell'eliminazione del foglietto spargi-reagente, nonché l'espulsione motorizzata della stampa che, compariva man mano alla vista in tempo reale. Poi l'avvento del digitale, ovviamente, decretò la fine commerciale della foto istantanea ottenuta chimicamente, infatti nel
 2008, la Polaroid Corporation ha annunciato la cessazione della produzione di pellicole istantanee, adeguandosi però anche  al mercato delle fotocamere e della stampa digitale offrendo prodotti del tutto simili a quelli della concorrenza. Nel marzo 2008, inoltre, ha annunciava il rilancio  delle nuove Polaroid, grazie a ZINK ("Zero-Ink"), una nuova tecnologia di stampa senza utilizzo d'inchiostro. La fotocamera contiene una piccolissima stampante a colori che opera su una carta fotografica particolare, fatta di pigmenti cristallini che si colorano grazie a un processo termico.

Storia dei filtri Polaroid

Pellicola Polaroid
La Polaroid Corporation in origine ha brevettato e prodotto uno speciale foglio di plastica utilizzato per polarizzare la luce.
Il supporto iniziale, il cui brevetto venne registrato nel 1929 e sviluppato successivamente nel 1932 da Edwin H. Land, consiste in una serie di microscopici cristalli di iodiochinina solfato o herapatite immersi in un film polimerico trasparente di nitrocellulosa. Durante il processo di fabbricazione i cristalli aghiformi sono allineati mediante l'applicazione di un campo magnetico. Tale foglio è dicroico: tende ad assorbire la luce polarizzata perpendicolarmente alla direzione dell'allineamento dei cristalli, lasciando passare la luce parallela ad essi. Questo materiale viene pertanto usato come polarizzatore.
Questo materiale conosciuto anche come J-Sheet, venne sostituito e migliorato dall'H-Sheet Polaroid, inventato da Land nel 1938. L'H-sheet è un polimero (PVA) alcool polivinilico impregnato di iodio. Durante la lavorazione, le catene polimeriche PVA vengono allungate come un elastico in modo da formare un vettore lineare di molecole. Lo iodio utilizzato come droga si attacca alle molecole di PVA rendendole conduttrici lungo la catena. La luce polarizzata parallelamente alla catena viene assorbita, mentre quella perpendicolare passa attraverso il materiale. Un altro tipo di Polaroid è il polarizzatore K-sheet; consistente in catene allineate di polivinilene. Questo materiale polarizzante è particolarmente resistente all'umidità e al calore.


Panoramiche e rotocamere 

Rotacamera, fornisce immagini a 360°
ruotando  sul proprio asse durante la ripresa
Sono fotocamere dall'obiettivo rotante e decentrabile per riprese orbicolari a 360°. Durante l'esposizione, la pellicola si muove in sincronia con la rotazione della fotocamera esponendo a scansione sul piano pellicola. II loro utilizzo spazia dall'architettura al paesaggio, dalla ripresa topografica a quella scientifìca, pubblicitaria e industriale. 
Si possono riprendere: 
• soggetti lineari, spostandosi parallelamente a essi; 
• soggetti cilindrici, facendoli ruotare; 
• soggetti in rotazione orbicolare; e, infine, si possono eseguire fotofinish. 
Moderna fotocamera Panoramica
ad obiettivo rotant
e
Per avere una  foto panoramica, il requisito fondamentale che il rapporto fra altezza e larghezza dell'immagine sia non superiore al 30%, in pratica la larghezza deve essere molto superiore all'altezza. Per fare cio' abbiamo bisogno o delle fotocamere sopra descritte o di fotocamere con  con obiettivi  supergrandangolari fissi in grado di coprire angoli fino a 120° in orizzontale.
Immagini con una larga panoramica si ottengono anche con una fotocamera normale assemblando vari fotogrammi ripresi da diverse visuali in sequenza. 




Fotocamere Stereoscopiche


Fotocamera Stereoscopica Holga
La fotocamera stereoscopica (o stereo camera) inventata nel 1852 da J.B. Dancer, un ottico di Manchester, è un particolare tipo di macchina dotata di due obiettivi paralleli, posti alla medesima distanza degli occhi umani (6,35 cm) che  proiettano sul piano della messa a fuoco due immagini, permettendo alla pellicola fotografica di impressionare contemporaneamente due diverse immagini. Utilizza normalmente il formato 60 mm, oppure 35 mm, ma può essere utilizzata anche pellicola 70mm e, specie nei modelli più antichi, anche la pellicola pianaNegli anni cinquanta del XX secolo, le macchine fotografiche stereoscopiche guadagnarono popolarità con la Stereo Realist e fotocamere simili che utilizzavano la pellicola fotografica 135 per creare diapositive stereoscopiche. Questo permette alla fotocamera di simulare la visione binoculare e quindi di creare immagini tridimensionali, visualizzabili successivamente con i più disparati sistemi stereoscopici.
Viewmaster
La stereoscopia quindi permette di creare una percezione apparente della tridimensionalità degli oggetti utilizzando coppie di scatti diversi che il cervello fonde in un'unlca immagine ricreando il senso della profondità. 
Gli esseri umani hanno infatti un sistema visivo binoculare, che permette di percepire la distanza. 
Le macchine fotografiche tradizionali invece possono comunicare la profondità di un soggetto solo tramite l’uso adeguato di ombre, proporzioni 
Disco diapositive viewmaster
e profondità di campo. 
Per poter visualizzare le immagini ricreando il senso di profondità è necessario usufruire di un visore che permetta di mostrare a ogni occhio solo una delle due immagini. Lo strumento più utilizzato per visualizzare immagini stereoscopiche ancora oggi è il viewmaster , che consente di vedere in serie un numero limitato di immagini senza sostituirle di volta in volta, grazie alla semplice pressione di una leva. Stesso principio si trova alla base delle proiezioni 3D, in cui vengono proiettate contemporaneamente sullo schermo due visioni sfalsate della stessa scena e l'uso di appositi occhiali consente al nostro cervello di ricostruire una tridimensionalità che è soltanto apparente.
La fotocamera stereoscopica ovvia anche ad un altro problema presente  durante il primo secolo di diffusione di questa tecnica, ovvero un non volontario effetto di tridimensionalità esagerato, dovuto alla eccessiva distanza tra i due obiettivi affiancati, che creavano la cosiddetta stereoscopia artificiale. È infatti considerata stereoscopia naturale quella tecnica di ripresa di immagini stereoscopiche utilizzando due obiettivi posti alla stessa distanza degli occhi umani (tra i 5,5 cm e i 7,5 cm), una distanza superiore o inferiore crea una stereoscopia artificiale.

Applicazioni 

  • Fotografia: produzione di immagini stereoscopiche da visionare attraverso stereoscopio o previa proiezione di diapositive su apposito schermo silverscreen, la luce polarizzata.

  • Autovetture: il principio di ripresa stereoscopica, utilizzato dalla fotocamera stereoscopica, viene applicato anche nei sistemi di controllo automatico della distanza installati sulle autovetture.
  • Fotogrammetria architettonica: nella fotogrammetria architettonica
    esempio di fotocamera stereometrica
    viene impiegata una particolare fotocamera stereoscopica detta camera stereometrica, (chiamata comunemente bicamera), un particolare tipo di fotocamera stereoscopica costituita da una coppia di camere metriche fissate agli estremi di una barra indeformabile e destinata alla produzione di fotogrammi stereometrici. infatti facendo ricorso alla stereoscopia artificiale,  produce immagini stereoscopiche dalla prospettiva aumentata misurabili attraverso l'uso dello stereomicrometro. e osservabili attraverso lo stereoscopio a ingrandimento variabile.





Fotocamere speciali


"Usa e getta" 

Kodak monouso
Le monouso sono fotocamere realizzate con corpo e obiettivo in plastica. 
Terminato il rullino la macchina viene consegnata al laboratorio che provvede ad aprirla e a sviluppare la pellicola esposta. 
In commercio sono reperibili monouso con obiettivi grandangolari o medio-tele, con flash incorporati e predisposte per riprese subacquee fino a 3 m di profondità. 






Subacquee 


Fotocamera subacquea
Fotocamera a tenuta stagna dalla struttura molto robusta per sopportarela pressione dell'acqua. 
I comandi hanno grandi dimensioni che permettono la leggibilità anche sott’acqua.  Sono dotati di mirino reflex o galileano e montano obiettivi con focale più corta per compensare l’ingrandimento provocato dalla rifrazione dell’acqua.






Studiocam e Actioncam



Studiocam Agfa
La Studiocam dell'Agfa è una fotocamera digitale da studio adatta per lo still-life (composizione di oggetti statici). Consente un'alta risoluzione (pixel 4.500x3.648) e una buona definizione delle immagini. 
Actioncam Agfa
La fotocamera Studiocam dell’Agfa, utilizzando tempi di registrazione lunghi (da 1 a 10 minuti), può fotografare solo soggetti statici e illuminati da una sorgente luminosa continua.
L'Actìoncam deLL'Agfa invece è una fotocamera Reflex con dorso digitale fisso che permette di catturare anche immagini in movimento con tempi d'otturazione fino 1/2.000 sec. Essa monta un sensore con 3 matrici CCD applicate sul corpo della Minolta 135 mm.  
La risoluzione dell'immagine è 1.528x1.146 pixel.     










Fotocamere speciali per l'architettura


Fotocamera per architettura
Nella fotografia di architettura, due sono le esigenze principali per una fotocamera: disporre di focali grandangolari di eccellente qualità e la possibilità di decentrare l'ottica, per evitare, quando è necessario inquadrare palazzi alti, di inclinare la fotocamera e creare linee di fuga non gradevoli. Gli apparecchi reflex possono adottare obiettivi decentrabili, ma per i professionisti del settore esistono fotocamere speciali che rispondono alte seguenti caratteristiche: 
  • dispongono di meccanismi di decentramento molto ampi 
  • consentono di montare ottiche nate per il grande formato (dal 6x9 cm in su) che dispongono di un cerchio di copertura molto ampio, ovvero di una proiezione molto targa, molto più del formato che devono coprire nominalmente, e che quindi permettono decentramenti ampi senza incorrere in cadute di luce ai  bordi. la vignettatura
  • di solito consentono di registrare l’immagine sia su pellicola che in digitale:  si può montare sul retro della fotocamera un magazzino per la pellicola, una fotocamera reflex, oppure un dorso digitale. 
Questi apparecchi dispongono di una piastra in metallo con i movimenti di decentramento (in certi casi, anche di basculaggio), di attacco frontale per gli obiettivi, di un attacco posteriore per il magazzino pellicola/sensore e un’impugnatura, spesso in legno. Sono quindi molto compatte, rispetto ad altre macchine da studio , come i banchi ottici o le fotocamere medio formato, cosa molto comoda per i fotografi di architettura che scattano in esterni e portano con sé molta attrezzatura. 







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